Museo/Monumento
MUSEO FARMACIA
R o c c a v a l d i n a
Museo Farmacia
LA STORIA: I vasi sono stati modellati nel 1580 nella Bottega di Mastro Antonio Patanazzi ad Urbino , un’anfora sulla base triangolare porta la dicitura “M. ANTONIO PATANAZI URBINI 1580”
Su tutti i vasi è presente lo stemma di Cesaro Candia : scudo troncato con fascia arancione mediana, una banda arancione su turchino nella parte inferiore, una colomba bianca e tre stelle arancione su turchino nella parte superiore.
Su molti degli albarelli grandi e medi nella cornice dello scudo è dipinto il nome: Cesaro Candia . Studiosi sostengono che probabilmente era un commerciante messinese che lavorava sulla piazza di Palermo, il quale acquistava i vasi ad Urbino e li rivendeva in Sicilia .
Dal 1580 al 1628 non si hanno notizie della collezione.
Nel 1628 la raccolta venne acquistata a Messina , ad un’asta pubblica, da un roccese, Don Gregorio Bottaro , per 400 onze e pagata in 4 rate, da un mercante un certo Beninato o Beninati .
Don Gregorio Bottaro donò il corredo di maioliche alla Confraternita del SS. Sacramento di Rocca con l’onere per quest’ultima di dare gratuitamente le medicine ai poveri.
Al centro della scaffalatura originale degli inizi 1600, si può notare lo stemma della Confraternita, il quadro che raffigura l’Ostensorio del SS.Sacramento.
La Confraternita affittò la Farmacia a diversi erboristi che si succedettero nel tempo, fino al 1852, l’ultimo è stato il Dott. Andaloro . Da allora i vasi furono custoditi dalla Chiesa di Roccavaldina fino al 1900 senza utilizzarli.
Nel 1900 il corredo di maioliche passò nelle mani dell’ E.C.A., Ente Comunale Assistenza, senza essere mai più utilizzato.
Fra il 1966 e il 1967 tutta la collezione è stata restaurata a Faenza .
Dal 1979 è di proprietà del Comune di Roccavaldina.
LE NOTIZIE : La collezione è composta da 238 vasi, suddivisi in: Anfore, albarelli grandi, medi e piccoli, fiasche e brocchette
Su molti di essi vi sono raffigurate scene Bibliche, Mitologiche e Storiche tratte da originali bozze degli affreschi di Raffaello nelle Logge Vaticane .
Mancano sui vasi le descrizioni delle scene, ad eccezione di un albarello grande su cui è scritta la dizione “Como Giove si converse in toro e rapì Uropa” .
All’interno della Farmacia si trovano altri vasi oltre quelli dei Patanazzi, aggiunti successivamente, di varia fattura e dei mortai, degli alambicchi, un bilancino, dei filtri ed altro materiale d’epoca.
I VASI “DONATI” : Nel 1690 il viceré Duca D’Uzeta richiese, esplicitamente al Principe Giovanni Valdina Vignolo , alcuni vasi della Spezieria di Rocca dopo avere avuto notizie della loro alta qualità e bellezza.
La prima richiesta dei vasi fu del 24 luglio 1690 e già l’8 agosto ci fu un primo sollecito
Il 12 agosto il Principe confermò l’arrivo a Palermo dei vasi ma il 23 dello stesso mese, il Vicerè ne richiese altri e si raccomandò di sceglierli fra quelli senza difetto e ben grandi. Ma sembra che non ne furono inviati altri.
I VASI PERDUTI E “RITROVATI”: Altri vasi della Farmacia di Roccavaldina prodotti dai Patanazzi, si trovano:
nel Museo Internazionale di Faenza : n° 1 anfora da mostra proveniente dalla collezione Spitzer e n° 1 albarello proveniente dalla donazione Mereghi;
al Waddesdon Manor in Inghilterra : n° 2 albarelli;
in Francia nel Castello d’Anet : n° 3 albarelli e nel Museo di Cluny : n° 2 albarelli;
nel Museo Duca di Martina alla villa Floridiana di Napoli : n°1 brocchetta;
un anfora apoda è apparsa sul mercato antiquario nel 1991 ed un’altra è in possesso di un privato.