Storia del Comune
R O C C A V A L D I N A
Tra storia e leggenda
Nel 260 A.C. dopo la battaglia di Milazzo vinta dai Romani contro i Cartaginesi , il territorio circostante Roccavaldina, chiamato “LAVINA” forse perché scorreva un fiume di acque freschissime, fu affidato ad un Tribuno romano, il territorio fu bonificato e disboscato dagli schiavi.
La città fortificata di Pyxus ora Rometta era lontana e per questo fu costruito un nucleo di casolari di fango e paglia probabilmente vicino all’attuale Roccavaldina chiamato “PAGUS LAVINA” .
In quest’epoca probabilmente è stato costruito un tempio pagano di cui rimangono i resti di una vecchia fonte battesimale che si trova nel Duomo.
Successivamente, il PAGUS LAVINA funse da stazione di posta e per il cambio dei cavalli poiché si trovava a metà strada tra Milazzo e (Mylae) e Rometta (Pyxus) ed attorno a questa stazione si formò il nucleo abitativo.
Con la venuta dei Barbari, l’Impero Romano si divise ed il PAGUS LAVINA toccò all’Impero Romano d’Oriente.
Nel 476 D.C. Goti e Ostrogoti invasero la Sicilia ed il condottiero Belisario mandato dai bizantini li sconfisse dopo una violenta battaglia vicino Pyxus ed il territorio venne affidato ad un Tribuno Romano. il PAGUS prese il nome di “CASALE DEL CONTE” poiché il Tribuno era un Conte di Palazzo e progressivamente si staccò da Pyxus.
La dominazione bizantina finisce nel 870 circa con l’arrivo degli Arabi in Sicilia. Il “CASALE DEL CONTE” fu raso al suolo come si usava allora ma gli Arabi non riuscirono a conquistare Pyxus che fu l’ultimo baluardo cristiano a cadere in mano mussulmana nel 967 D.C..
Gli Arabi cambiarono il nome da CASALE DEL CONTE a RACHAL ELMERUN ovvero campo di rifornimento.
Nel 1060 arrivarono i Normanni e distrussero RACHAL ELMERUN, il loro re Guglielmo il Buono nel 1168 donò al Monastero di S. Maria della Scala di Messina il territorio chiamato prima CASALE DEL CONTE e poi RACHAL ELMERUN.
1300 – nei censi di Federico II d’Aragona si trova un Giovanni Rocca fondatore della nuova terra
1360 – il Protonotaio del Regno Perrone Gioieni di Termini ne veniva investito da Federico il Semplice
1397 – il Giudice della Gran Corte Giovanni Tarento la acquista per 169 onze da Perrone Gioieni
1399 – Il Tesoriere della Real Camera Nicolò Castagna acquista in permuta le terre di Rocca e Maurojanni dal Tarento. Lo stato del Castagna si trasmise integro per tutto il 1400 con diverse successioni femminili
1489 – Gaspare Pollicino se ne investì e frazionò lo stato
1505 - Gilberto Pollicino acquistò le terre di Rocca e Maurojanni ed il castello di Bauso dal fratello Gaspare.
1509 – Andrea Valdina acquista le terre di Rocca e Maurojanni da Gilberto Pollicino. Andrea Valdina di antica famiglia Aragonese si trasferì nel napoletano al seguito del re ma poi dovette tornare in Spagna per la sua vita turbolenta. Apprezzato dal Sovrano fu nominato Maestro Notaro della Regia Corte di Sicilia per 2 generazioni, attorno al 1470 si trasferì nell’isola. Nel 1499 divenne Governatore della Camera Reginale. Nel 1505 fu scelto dal Viceré come capitan d’arme e vicario Generale della Val di Noto contro i Turchi. Alla fortuna con le armi dovette corrispondere una discreta ascesa patrimoniale, neL 1507 comprò da Pietro Orioles la Baronia di Raccuja;
1515 – Andrea Valdina morì dopo aver posto le basi di una nuova famiglia baronale. Nel corso del cinquecento le successioni tra i Valdina furono rapide a causa delle morti precoci degli eredi di Andrea. La Baronia di Raccuja fu venduta ai Bonfiglio.
1549 – Andrea II Valdina acquistò per sé e per i suoi discendenti l’Ufficio di Mastro Notaro ed Archiviataro della Regia Gran Corte che il nonno Andrea aveva acquistato solo per 2 vite. Il diritto si era estinto con la morte del figlio Franceschiello Valdina . Anche se Andrea II a causa del suo ufficio era spesso a Palermo.
In questo periodo probabilmente il Castello assunse l’attuale veste cinquecentesca e nello stesso periodo è stata ripristinata la matrice dedicata a San Nicolò di Mira che era stata danneggiata dai terremoti dei primi anni del cinquecento e fu eretta la torre campanaria che porta la data del 1572. Rocca era una Baronia parlamentare ed i Valdina occupavano il XX° posto nel Parlamento del Regno.
1577 - Andrea II Valdina morì a Palermo e gli successe Andrea III detto il giovane.
1589 – Maurizio Valdina succede al padre Andrea III, ma muore all’età di 22 anni. Pietro Valdina succede al fratello Maurizio, con lui, uomo di eccezionali talenti militari ed amministrativi, la famiglia Valdina raggiunge l’apice.
1599 - Laura Ventimiglia appaltò a Camillo Camilliani il monumento funebre per il figlio Maurizio da collocare nella Chiesa matrice di Rocca che fu consegnato nel 1603.
1600 – Il Barone Pietro amministrava lo stato ed in questo periodo è stata progettata la trasformazione del Castello in palazzo residenziale poi realizzata. Il barone Pietro fu Maestro di Campo del 1° reggimento delle fanterie siciliane nella guerra franco-spagnola per la successione del Ducato di Mantova (1627 – 31).
1623 – Pietro Valdina diventa Marchese della Rocca con la facoltà di aggiungere il suo nome a quello del feudo chiamato da allora Roccavaldina.
1637 –1640 - Il Principe Pietro Valdina fu Pretore di Palermo
1642 – Pietro Valdina trasforma il vicino feudo di Maurojanni in principato e per l’occasione prende il nome di Valdina
1647 – Il Principe Pietro Valdina fu inviato a reprimere i tumulti nella zona dell’Etna. Il fratello Carlo Balì di Malta prestò a Filippo IV in due riprese 15.000 onze garantite dalle città di S. Lucia del Mela e Rometta. Insoddisfatto alla scadenza mosse col fratello Pietro contro Rometta, ma i romettesi si opposero all’occupazione accollandosi l’insolvenza della corona. Il Principe Pietro fece sposare il suo primogenito Andrea IV con Paola Vignolo erede di un ricco mercante genovese
1660 – Giovanni Valdina Vignolo ereditò i beni dei Valdina da su padre Andrea IV.
1692 - Giovanni Valdina Vignolo morì senza figli lasciando un singolare testamento dichiarando erede universale la sua Anima. Si dovevano celebrare 6.000 messe subito dopo la sua morte, e 2 messe quotidiane perpetue nella Matrice di Rocca, nella Cattedrale di Messina e nella Chiesa dell’Arciconfraternita della Madonna del Suffragio in Roma. Si doveva costruire un ospedale con una totale divisione tra donne e uomini, provvisto di un altare per celebrare la messa a vista degli infermi. L’ospedale doveva essere provvisto di medicamenti, di Medico, Chirurgo, Speziale e Barbiere. Le medicine dovevano essere acquistate nella Farmacia di Rocca a metà prezzo. Il sepolcro marmoreo di Giovanni Valdina Vignolo ed il suo busto si trovano nella Cappella di San Nicola nella matrice.
1703 – Dopo annose liti la carica di Maestro Notaro ed il castello di rocca passarono al cugino più prossimo Francesco.
1706 – Francesco Valdina fu già costretto a vendere per 100 onze il titolo di Principe di Valdina al Duca di Giampilieri Giuseppe Papè .
1764 – Giovanni Valdina Vhart figlio di Francesco Valdina fu costretto a trasferire il titolo di Marchese della Rocca al Giurista Camillo De Gregorio . Rimasto semplice Barone vendette pure le Baronie di Rocca e Maurojanni. I successori di Francesco divennero gentiluomini impoveriti che si arrangiavano alla meno peggio per sbarcare il lunario. A metà del 1700 i Valdina non possiedono più il palazzo a Palermo e vivono ritirati a Rocca nel castello che rimase nelle mani dei discendenti per via femminile di Giovanni Valdina Vhart ai quali appartiene ancora oggi – Famiglia Nastasi
nel 1800 – il Castello viene nominato solo come carcere.
Si dovette aspettare il passaggio di Giuseppe Garibaldi p er risvegliare l’orgoglio dei cittadini roccesi, mortificato dall’oppressione borbonica. Furono ben 23 i roccesi garibaldini che con coraggio e onore contribuirono alla liberazione della Sicilia.
Dopo l’unità d’Italia, il Paese fu attrezzato di acquedotto e rete fognaria e di un sistema di illuminazione a carburo. Lo sviluppo economico però, contribuì alla crescita di piccole borgate che ben presto reclamarono la propria autonomia. E così prima Torregrotta e poi Valdina si staccarono da Roccavaldina diventando Comuni autonomi.
Oggi Roccavaldina è un piccolo, delizioso e incantevole paese che coltiva con grande impegno la sua naturale vocazione turistica, valorizzando il suo ricco patrimonio di storia, arte e tradizioni.